Sant’Egidio Maria da Taranto

Umile frate (1729 – 1812), particolarmente sensibile alle sofferenze delle persone, che egli cercava di alleviare durante le sue frequenti visite. Alla sua intercessione sono attribuiti vari miracoli.

Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo, di umili origini, nacque in una piccola casa del borgo antico di Taranto nel 1729, da Cataldo e Grazia Procaccio. Egli dimostrò fin dalla tenera età una fede straordinaria, che viveva in ogni istante della sua giornata. Si iscrisse giovanissimo alla Reale Arciconfraternita di Maria Santissima del Rosario, presso la chiesa di San Domenico Maggiore; perse il padre a 18 anni. Faceva l’umile mestiere del cordaio, prima col padre, e dopo la scomparsa del genitore lavorò nella bottega del cognato della madre, che si risposò in seguito con un barbiere di Grottaglie, con il quale il giovane Francesco visse fino alla sua partenza da Taranto. Il 27 febbraio 1754, all’età di 24 anni, fu accolto tra i Frati Minori Alcantarini della Provincia Alcantarina della Terra d’Otranto. Iniziò la vita francescana nel convento di Galatone, cambiando il suo nome in Frate Egidio della Madre di Dio. Alla fine dell’anno di prova, il 28 febbraio 1755, fece la sua professione solenne dei voti di castità, povertà ed obbedienza, modificando il nome in Frate Egidio Maria di San Giuseppe.

L’umile frate trascorse quattro anni presso il convento di Squinzano e, dopo una breve parentesi nel convento di Capurso, presso il santuario della Madonna del Pozzo, fu inviato a Napoli nel 1759 presso il convento di San Pasquale a Chiaia. Cuoco, portinaio ed infine questuante, fece della raccolta di elemosine un modo per stare vicino alla gente, soprattutto se sofferente. Dopo le visite andava a piangere presso la ‘Madonna del pozzo’, profondamente colpito dalle sofferenze delle persone che aveva incontrato. Ebbe il dono di compiere molti miracoli e portava sempre con sé una preziosa reliquia di San Pasquale Baylon (Santo che fu guida per il giovane Egidio); dai napoletani venne chiamato O’ Santariello, e il Consolatore di Napoli.

Fra i numerosi prodigi di Frate Egidio i più ricordati sono: la risurrezione delle anguille sulla spiaggia di Chiaia, la risurrezione della vaccarella Catarinella e soprattutto la resurrezione di un morto. Le sue vicende si intrecciarono con quelle della storia del Regno di Napoli: era conosciuto anche dal re Ferdinando IV di Borbone. Quando il regno finì sotto il dominio francese, e sul trono di Napoli salì Giuseppe Bonaparte, il frate fu convocato a corte dal re Giuseppe che rimase incuriosito dalle cose dette su di lui. Il sovrano gli chiese quanto avrebbe regnato su Napoli; il frate gli rispose predicendo la sua caduta, che sarebbe avvenuta di lì a poco. Frate Egidio morì a Napoli, ultraottantenne, in odore di santità il 7 febbraio del 1812. Pio IX il 24 febbraio 1868 lo dichiarò Venerabile, Leone XIII il 5 febbraio 1888 lo dichiarò Beato e papa Giovanni Paolo II il 2 giugno 1996 lo proclamò Santo.